Un razzo Grad, lanciato durante gli scontri fra milizie a Tripoli, si è abbattuto su un albergo situato a poco più di cento metri dall'ambasciata d'Italia. Nell'attacco, sferrato poco prima delle 6 ora locale di sabato 1 settembre, sono rimasti feriti tre ospiti che
alloggiavano al quarto piano dell'Hotel Al Waddan. Un secondo missile ha mancato gli uffici del primo ministro libico Fayez al-Serraj, su al-Sikka Road centrando un'altra casa, senza provocare vittime. Per la stampa libica uno degli obiettivi del duplice attacco era proprio la sede dell'ambasciata italiana, malgrado un accordo di cessate il fuoco nelle zone a sud della capitale, il terzo in quattro giorni. Gli autori dell'attacco non sono stati ancora identificati ma alcuni accusano la Settima Brigata di Tarhuna, di stanza nel distretto di Qasr bin Ghashir, mentre altri altri incolpano le milizie con sede nelle caserma di Hamzah situata in un'area nella parte occidentale di Tripoli. Potrebbe trattarsi di un avvertimento all'Italia, forse in vista delle elezioni presidenziali e legislative che si terranno il prossimo 10 dicembre in Libia. La tensione tra i vari gruppi presenti a Tripoli è addebitabile a diverse cause. In primo luogo il calo dei sbarchi, dopo l'accordo tra Italia e Libia sulle migrazioni, che garantivano introiti ad alcuni gruppi presenti nell'area. Nelle ultime ore si è sparato anche nella zona nord, che ha costretto la chiusura della base aerea di Mitiga, unico aeroporto funzionante nella capitale, con i voli che sono stati dirottati per 48 ore a Misurata, a 200 chilometri. I combattimenti di questa settimana sono stati i più intensi dallo scoppio della seconda guerra civile libica nel 2014 e hanno causato almeno 40 morti, tra cui una quindicina di civili, e 200 feriti.
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