Arezzo, giù dal balcone per sfuggire a stupro: due amici condannati

I giudici del Tribunale di Arezzo hanno condannato a sei anni di reclusione Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due giovani aretini che erano a processo per la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese morta cadendo dal balcone della camera dei
due imputati in un hotel a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011. I magistrati li hanno condannati a tre anni per tentata violenza sessuale e ad altri tre per morte in conseguenza di un altro reato. Secondo i giudici, che hanno accolto la tesi del pm, la giovane cadde dal balcone mentre cercava di fuggire dal tentativo di violenza. Il procuratore capo aveva chiesto una condanna a 7 anni di reclusione: tre anni per la morte come conseguenza di altro reato e quattro per la tentata violenza di gruppo. L'inchiesta era stata frettolosamente archiviata dalle autorità iberiche come un episodio di "balconing", ma gli accertamenti dei genitori, assistiti  da un avvocato, hanno fatto riaprire le indagini in Italia fino al processo e al verdetto odierno. Dalle indagini difensive era emerso che Martina, originaria di Genova e iscritta al Politecnico di Milano, aveva trascorso la serata con due amiche genovesi, Alessia N. e Isabella C., e quattro coetanei di Arezzo. Le due ragazze si erano appartate in una stanza al pianterreno insieme a due toscani, mentre Martina per non disturbare era salita alla camera 609 con gli altri, Albertoni e Vanneschi. Tra gli indizi contro i due aretini anche il video, trasmesso da "Chi l'ha visto" su Rai 3, riprese negli uffici della Questura, in cui i due amici esultano perché l'autopsia sul corpo della ragazza non aveva trovato segni di violenza sessuale. Secondo la ricostruzione della Procura aretina, Martina sarebbe caduta mentre cercava di scavalcare il balcone durante un tentativo di stupro da parte dei due imputati, come proverebbe il fatto che i pantaloncini le erano stati sfilati e non furono mai ritrovati, e come proverebbero i graffi trovati sul collo di Albertoni. Oltre che dalla paura successiva all'aggressione, sarebbe stata tradita anche dalla scarsa vista, poiché era miope e non aveva gli occhiali in quel momento perse l'equilibrio e cadde nel vuoto, quasi sulla verticale del muretto del balcone.

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