Due bombe sono esplose davanti alla cattedrale di Nostra signora del Monte Carmelo nelle Filippine, sull'isola di Jolo, uccidendo almeno 27 persone e ferendone 77. L'attentato a Jolo City, nella provincia di Sulu, avviene a meno di una settimana dal referendum
che ha sancito la creazione di una provincia autonoma a maggioranza musulmana nel sud. Le due esplosioni sono avvenute intorno alle 8.30, ora locale, durante la Messa domenicale nella cattedrale. La prima bomba è scoppiata sulla porta, seguita da un'altra all'esterno dell'edificio, avvenuta quando già le forze governative stavano rispondendo all'attacco. Tra le vittime ci sono sia civili che militari. L'Isis ha rivendicato l'attentato. Lo scrive il Site, precisando che nel comunicato il sedicente Stato Islamico afferma di aver ucciso 40 persone, tra cui 7 ufficiali delle forze di sicurezza, e ferito altre 80. L'Isis (nelle Filippine l'organizzazione ad esso affiliata è Abu Sayyaf) parla di due kamikaze che si sono fatti esplodere. L'isola di Jolo è stata a lungo scossa dalla presenza dei militanti di Abu Sayyaf, nella lista nera degli Stati Uniti e delle Filippine come organizzazione terrorista dopo anni di attentati, rapimenti e decapitazioni. L'esplosione è avvenuta una settimana dopo che i residenti di Sulu hanno votato contro la legge organica di Bangsamoro (Bol). La minoranza musulmana nel paese in gran parte cattolico ha sostenuto la creazione di una nuova regione autonoma nel sud, con la speranza di porre fine a quasi cinquant'anni di ribellione separatista che ha causato 150.000 morti. A Capodanno un'altra esplosione nella città meridionale di Cotabato aveva ucciso due persone e ne aveva ferite altre 35. L'attentato si era verificato nonostante fosse in vigore la legge marziale a Mindanao.
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