Carceri/ Caritas: dramma sovraffollamento, 2012 nuovo anno horribilis

Il mondo cattolico fa eco alla coraggiosa protesta di Marco Pannella. Tra i silenzi assordanti che non scuotono il Belpaese c'è anche quello del dramma-carceri che ci avvicina ormai più a un paese del terzo mondo che ad una nazione avanzata, così come testimoniano varie
"reprimende" e più di una condanna da parte del Consiglio d'Europa. Il 2012, infatti, verrà ricordato come un ennesimo "anno horribilis" dai numeri sconcertanti. Innanzitutto quello del sovraffollamento quantificato dalla Caritas a punte ormai pari al 140% di presenze in più rispetto al limite massimo di capienza degli istituti carcerari. Gli ultimi dati a disposizione fotografano una presenza nei nostri penitenziari che ha toccato quota 67 mila detenuti, 20 mila in più rispetto al numero effettivo dei posti disponibili (circa 45 mila). Al 30 novembre 2012 sono 9.953 i detenuti che usufruiscono dell'affidamento in prova al servizio sociale e 9.126 quelli in detenzione domiciliare, di cui 2.676 per effetto della legge 199 del 2010; 874 in semilibertà; 2.675 in misure di sicurezza e sanzioni sostitutive. Ma una drammatica spia della situazione, è rappresentata dai suicidi in cella che al 12 dicembre 2012 hanno raggiunto la cifra di 59 detenuti che si sono tolti la vita, oltre a 9 poliziotti penitenziari ed a 151 il totale delle morti in carcere. Una vera mattanza se si pensa che dal 2000 ad oggi si contano ben 750 suicidi tra i detenuti e 96 tra le fila della Polizia penitenziaria. Dati che hanno portato il responsabile dell'Area carcere della Caritas don Sandro Spriano a parlare di strutture, le attuali carceri italiane, che "di fatto condannano a morte centinaia di persone". "Il carcere oggi - ha detto il cappellano - non passa neppure uno slip all'anno ai cittadini che vi vengono 'ospitati', passa solo un letto (e alle volte neppure quello) e un pasto che costa all'erario 3 euro al giorno tra colazione, pranzo e cena. Qui non è più solo lo scandalo del sovraffollamento ma delle inumane condizioni di vita in cui decine di migliaia di esseri umani sono costretti a vivere, soprattutto i più poveri". Eppure nel dicembre 2011 il governo Monti aveva approvato il cosiddetto Decreto 'svuota-carceri' con la previsione di due modifiche nell'art. 558 del codice di procedura penale che prevedevano, nei casi di arresto in flagranza, che il giudizio direttissimo dovesse essere necessariamente tenuto entro, e non oltre, le quarantotto ore dall'arresto, non essendo più consentito al giudice di fissare l'udienza nelle successive quarantotto ore. Con la seconda modifica veniva introdotto il divieto di condurre in carcere le persone arrestate per reati di non particolare gravità. In questi casi l'arrestato doveva essere, di norma, custodito dalle forze di polizia. Tra le altre misure, il passaggio da dodici a diciotto mesi della pena detentiva che può essere scontata presso il domicilio del condannato anzichè in carcere. Secondo le stime del Dap una misura che avrebbe così consentito di estendere la platea dei detenuti ammessi alla detenzione domiciliare di circa 3.300 unità. Tra le altre iniziative allora approvate dal governo, lo stanziamento di 57 milioni di euro per l'edilizia carceraria e l'introduzione della cosiddetta "messa in prova" nel quale "il giudice valuta il percorso per il recupero della persona imputata che dovrebbe essere fatto nella prima fase del dibattimento". Evidentemente nulla di tutto ciò si è realizzato.

Fonte: ASCA
Foto dal web

Nessun commento:

Posta un commento