Nuovo colpo al patrimonio economico-finanziario della 'ndrangheta nella Capitale.
Acquistavano e gestivano negozi e ristoranti per conto della 'Ndrangheta in zone di prestigio di Roma riciclando capitali delle cosche allo scopo di ripulire denaro di
provenienza illecita. Con l'accusa di "appropriazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso" sono stati arrestati dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Roma, 3 presunti esponenti della 'ndrangheta da tempo radicati nella Capitale, legati alla 'ndrina dei Gallico, originari della provincia di Reggio Calabria; altre sei persone, invece, sono indagate in stato di libertà. Sequestrati beni per oltre 20 milioni di euro tra beni mobili e immobili, tra cui noti ristoranti di Roma. In particolare su disposizione dell'autorità giudiziaria sono stati posti i sigilli al "Le Antiche Mura", in via Leone IV, ed al "Platinum", in via dei Banchi Nuovi. Le indagini - hanno spiegato gli inquirenti della Dia - sono partite dopo le acquisizioni di alcuni esercizi commerciali romani, apparse sospette per l'eccessiva rapidità della compravendita, per le modalità delle trattative e per la provenienza delle risorse economiche. Caratteristiche che hanno permesso agli investigatori della Dia di capire come gli uomini delle cosche calabresi si siano infiltrati nel tessuto economico-finanziario della Capitale.
provenienza illecita. Con l'accusa di "appropriazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso" sono stati arrestati dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Roma, 3 presunti esponenti della 'ndrangheta da tempo radicati nella Capitale, legati alla 'ndrina dei Gallico, originari della provincia di Reggio Calabria; altre sei persone, invece, sono indagate in stato di libertà. Sequestrati beni per oltre 20 milioni di euro tra beni mobili e immobili, tra cui noti ristoranti di Roma. In particolare su disposizione dell'autorità giudiziaria sono stati posti i sigilli al "Le Antiche Mura", in via Leone IV, ed al "Platinum", in via dei Banchi Nuovi. Le indagini - hanno spiegato gli inquirenti della Dia - sono partite dopo le acquisizioni di alcuni esercizi commerciali romani, apparse sospette per l'eccessiva rapidità della compravendita, per le modalità delle trattative e per la provenienza delle risorse economiche. Caratteristiche che hanno permesso agli investigatori della Dia di capire come gli uomini delle cosche calabresi si siano infiltrati nel tessuto economico-finanziario della Capitale.
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