Aldo Moro, Brigate rosse coperte da agenti dei servizi segreti italiani

"Tutto è partito da una lettera anonima scritta dall'uomo che era sul sellino posteriore dell'Honda in via Fani quando fu rapito Moro. Diede riscontri per arrivare all'altro. Dovevano proteggere le Br da ogni disturbo. Dipendevano dal
colonnello del Sismi che
era lì". Enrico Rossi, ispettore di polizia in pensione, racconta all'Ansa la sua inchiesta. L'ispettore racconta che tutta l'inchiesta è nata da una lettera anonima inviata nell'ottobre 2009 a un quotidiano. "Anche se la politica non vuole occuparsi del caso Moro, i suoi misteri sono destinati a rivelarsi nel corso del tempo. Le novità di oggi sono sconvolgenti e mettono a tacere i detrattori della nuova Commissione d'inchiesta. Il merito va a quel giornalismo d'inchiesta che sa muoversi con cautela, indipendenza e determinazione". Lo afferma Gero Grassi, vicepresidente dei deputati del Pd, riguardo alle ultime rivelazioni di un ispettore di Polizia in pensione, Enrico Rossi. "Ora - avverte Grassi, promotore della proposta di legge che istituisce l'organismo parlamentare di cui si attende l'approvazione al Senato - non si potrà più dire che l'agguato di Mario Fani fu il frutto della geometrica potenza delle Brigate Rosse che furono in realtà quantomeno osservate e tutelate nei loro propositi. Era del resto scritto negli atti della Magistratura che l'evento di via Fani non era riconducibile solo alle Brigate Rosse. Lo hanno dichiarato più volte Alberto Franceschini e la vedova del maresciallo Oreste Leonardi: i nodi critici della mattina del 16 marzo sono tutti inseriti nel dossier 'Moro' pubblicato dal Gruppo Pd della Camera che evidentemente aveva visto giusto".  Intanto la memoria ricorre a pochi mesi fa, quando il 6 novembre scorso, l'ex brigadiere della Gdf Giovanni Ladu è stato indagato per calunnia dalla procura di Roma perché, secondo l'accusa, aveva fornito informazioni false sul caso Moro. 

Fonte: ANSA
Via: ADNKronos

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