Frammenti di ossa e di abiti che potrebbero segnare una svolta nel caso del bambino casertano, Pasqualino Porfidia, scomparso all'età di otto anni. Sono passati ormai 24 anni quando il 7 maggio 1990, tra un gruppo di bambini che giocava a pallone, sparì proprio Pasqualino. Oggi, su istanza del pm Alessandro Di Vico, il gip di Santa Maria Capua Vetere ha riaperto l'indagine. Brandelli di vestiti e frammenti ossei, l'ispezione è stata stabilita con un decreto del Capo della Procura Corrado Lembo. Gli investigatori sono cauti, non si può ancora parlare di ritrovamento e di soluzione del giallo. Il confronto del dna darà la conferma che quei resti trovati in via Tevere e via Arno, in una rete della cunicoli e di pozzi che collegano corsi d'acqua, appartengono proprio a Pasqualino, oppure si dovrà ricominciare daccapo, con una ricerca sulla quale soprattutto i genitori di Pasqualino non hanno mai messo la parola fine. I carabinieri stanno cercando in particolare le ultime tracce del bambino nei cunicoli sotterranei in cui negli anni non si è mai controllato, si incroceranno con le audizioni degli amichetti di allora e con il filone investigativo che porta a Milano, al suicidio di un uomo originario di Marcianise che in una lettera scritta prima di uccidersi ha raccontato di aver subito numerosi abusi quand'era bambino e risiedeva nella città del Casertano.
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