Quasi una sorta di compensazione per una colpa d'origine. Perché i paesi arabi non hanno aperto le braccia ai rifugiati siriani, nonostante storia e radici condivise. A Gaza una scultura di sabbia ha preso forma sulla spiaggia della Striscia più controversa e
dilaniata del pianeta in ricordo di Aylan Kurdi, il bimbo siriano di tre anni, congelato sulle onde della risacca di Bodrum, in Turchia, da una morte crudele per annegamento. Come mille altri come lui, su una rotta disperata in cerca di un destino migliore. O forse solo di un futuro. Uno qualsiasi. La scultura raffigura il piccolo migrante sulla battigia, in maglietta e calzoncini, nella stessa posizione esanime in cui è rimasto ritratto nella fotografia che ha fatto il giro del mondo. Il sito scelto dagli anonimi artefici non è casuale: si tratta infatti all'incirca dello stesso punto in cui il 17 luglio 2014, durante l'ultima offensiva israeliana contro l'enclave, quattro cugini palestinesi tra i 9 e gli 11 anni, rimasero uccisi da un missile mentre stavano giocando sulla spiaggia. Un medico locale palestinese raccontò che il gruppo di bambini stava giocando a pallone, lungo una strada costiera, quando caddero i proiettili. Testimoni affermarono che fu la marina israeliana, le cui navi spararono dal mare. Diverse altre persone, fra cui bambini e adulti, rimasero ferite e cercarono rifugio in un vicino albergo, dove si trovavano dei giornalisti.
Fonte: AskaNews
Via: AGI
Immagini: AFP
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