Il Centro Operativo Dia di Napoli, congiuntamente alla Sezione Operativa Dia di Bologna, ha eseguito un provvedimento di sequestro beni nei confronti di Flavio Pelliccioni, imprenditore 59enne riminese, ritenuto affiliato al clan dei
"Casalesi". Nel dicembre
2011 Pelliccioni venne arrestato dalla Dia di Napoli in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 57 indagati. L'indagine svelò gli intrecci patogeni tra il ceto politico di Casal di Principe e l'ala militare e imprenditoriale del clan, fazione Schiavone e Bidognetti. Pelliccioni infatti, in qualità di intermediatore finanziario e faccendiere partecipava da esterno all'organizzazione camorristica. Il sequestro, che prende le mosse da articolati accertamenti patrimoniali eseguiti sul conto di Pelliccioni e del suo nucleo familiare, è stato emanato, su proposta del direttore della Dia, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il quale, nel tempo (agosto-novembre 2015), ha emesso più provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca. Quello in questione riguarda quote sociali di due imprese a Riccione, impegnate nel settore turistico (Beach Paradise e Beach Cafè), e di una villa a Rimini con piscina e campo da tennis, immersa nel verde, ben recintata con illuminazione notturna, per un valore stimato in oltre 5 milioni di euro.
2011 Pelliccioni venne arrestato dalla Dia di Napoli in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli nei confronti di 57 indagati. L'indagine svelò gli intrecci patogeni tra il ceto politico di Casal di Principe e l'ala militare e imprenditoriale del clan, fazione Schiavone e Bidognetti. Pelliccioni infatti, in qualità di intermediatore finanziario e faccendiere partecipava da esterno all'organizzazione camorristica. Il sequestro, che prende le mosse da articolati accertamenti patrimoniali eseguiti sul conto di Pelliccioni e del suo nucleo familiare, è stato emanato, su proposta del direttore della Dia, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il quale, nel tempo (agosto-novembre 2015), ha emesso più provvedimenti di sequestro finalizzati alla confisca. Quello in questione riguarda quote sociali di due imprese a Riccione, impegnate nel settore turistico (Beach Paradise e Beach Cafè), e di una villa a Rimini con piscina e campo da tennis, immersa nel verde, ben recintata con illuminazione notturna, per un valore stimato in oltre 5 milioni di euro.
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