Almeno 235 persone sono rimaste uccise in Egitto i un attentato avvenuto venerdì nella moschea di Al Rawdah, nel Sinai settentrionale, dove militanti islamici hanno fatto esplodere una bomba e aperto il fuoco sui fedeli. Nella strage sono rimaste ferite almeno
125 persone. Il luogo di culto attaccato appartiene all'orientamento sufi, che i terroristi considerano apostato, e si trova in un piccolo centro, Bir El Abd, a circa 40 km a ovest della città di Arish. Al momento nessuno ha rivendicato quello che potrebbe rivelarsi il più sanguinoso attacco sui civili nella storia moderna dell'Egitto. Secondo una prima ricostruzione, almeno 20 attentatori sarebbero arrivati sul posto con quattro autoveicoli, avrebbero provocato un'esplosione all'interno e poi aperto il fuoco con lanciarazzi e armi automatiche sui fedeli che fuggivano. Anche le ambulanze subito accorse per raccogliere i feriti sono state assaltate dai miliziani. Secondo testimonianze, più di 50 ambulanze hanno trasportato le vittime nei vicini ospedali, dopo l'intervento delle forze di sicurezza egiziane. Immagini della tv di Stato egiziana hanno mostrato decine di corpi coperti di sangue, che giacevano all'interno della moschea. Il commando ancora non è stato identificato, ma i sospetti delle autorità ricadono su gruppi islamisti attivi nella regione, dove per tre anni le forze egiziane hanno lottato contro lo Stato islamico che ha ucciso centinaia di poliziotti e soldati. La scala dell'assalto, in una zona della penisola del Sinai tormentata da una rivolta islamista, ha colpito tutta la nazione non solo per il numero di morti, ma anche per la scelta della destinazione. Gli attacchi contro le moschee sono rari in Egitto, dove i terroristi prendono di mira le chiese cristiane copte, ma evitano i luoghi di culto musulmani.
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