La Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 19 soggetti accusati, a vario titolo, di
associazione di tipo camorristico, detenzione illegale di armi, riciclaggio di denaro e intestazione fittizia di beni. L'operazione contro il clan dei Mallardo e dei cosiddetti "scissionisti", portata a termine dagli uomini dello Sco e dagli agenti delle Squadre Mobili di Napoli e Firenze, è scattata simultaneamente in Campania e nella provincia di Firenze. Eseguito altresì un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili, società e conti correnti, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Tra gli arrestati il capo clan e suo cognato, dipendente del Comune di Giugliano. L'inchiesta si è avvalsa soprattutto di indagini patrimoniali e intercettazioni telefoniche e ambientali, mentre non è stato decisivo il contributo offerto dai collaboratori di giustizia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Arezzo era principale centro degli affari del clan che riciclava milioni di euro in attività lecite, soprattutto attraverso appalti e lottizzazioni edilizie. Era lo stesso capo clan, Francesco Mallardo, a dare disposizioni sugli investimenti che venivano effettuati tra Campania, Toscana e Molise.
associazione di tipo camorristico, detenzione illegale di armi, riciclaggio di denaro e intestazione fittizia di beni. L'operazione contro il clan dei Mallardo e dei cosiddetti "scissionisti", portata a termine dagli uomini dello Sco e dagli agenti delle Squadre Mobili di Napoli e Firenze, è scattata simultaneamente in Campania e nella provincia di Firenze. Eseguito altresì un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili, società e conti correnti, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Tra gli arrestati il capo clan e suo cognato, dipendente del Comune di Giugliano. L'inchiesta si è avvalsa soprattutto di indagini patrimoniali e intercettazioni telefoniche e ambientali, mentre non è stato decisivo il contributo offerto dai collaboratori di giustizia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Arezzo era principale centro degli affari del clan che riciclava milioni di euro in attività lecite, soprattutto attraverso appalti e lottizzazioni edilizie. Era lo stesso capo clan, Francesco Mallardo, a dare disposizioni sugli investimenti che venivano effettuati tra Campania, Toscana e Molise.
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