La Procura della Repubblica di Genova ha iscritto nel registro degli indagati venti soggetti (ma il numero potrebbe salire) tra manager, dirigenti e funzionari per il cedimento del ponte Morandi. Si tratta dei responsabili delle società coinvolte Autostrade e Spea
Engineering - l'azienda di progettazione del gruppo Atlantia della famiglia Benetton - e dei vertici del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti - la struttura creata nel 2012 con compiti di controllo sui contratti, sulle tariffe e sui progetti - oltre a dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato alle Opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d'Aosta. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di disastro colposo, omicidio colposo stradale plurimo e omicidio colposo plurimo aggravato dal mancato rispetto della normativa antinfortunistica in base alla legge 231. Saranno due gli incidenti probatori nell'ambito dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi, avvenuto lo scorso 14 agosto causando la morte di 43 persone. Il primo è quello chiesto dalla Procura per garantire la rimozione delle macerie e la catalogazione dei reperti. Il secondo, che verrà chiesto in una fase successiva, servirà per comprendere le cause di quanto accaduto anche grazie all'analisi di tutta la documentazione. Nella prima relazione consegnata dai periti, le possibili cause del crollo vengono attribuite a un cedimento strutturale all'antenna del pilone 9, il punto in cui i tiranti si congiungono all'estremità del sostegno. L'abbattimento del moncone del viadotto, contrariamente a quanto ipotizzato finora, potrebbe risparmiare le case di via Porro dalla demolizione. Per la rimozione, infatti, sarà necessario il coinvolgimento di enormi gru, che richiederanno l'allungamento dei tempi delle operazioni.
Via: ANSA
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